L'indiscutibile grandezza di Dave Gahan è legata a quadruplo filo alla storia dei Depeche Mode, band di cui sono un estimatore da sempre e di cui è superfluo stare a raccontare le gesta. Dave è un grande cantante, ma lo è per caratteristiche peculiari.
Non ha infatti una grande estensione vocale e nemmeno una tecnica sopraffina (per quanto miglioratissima nel corso della sua carriera): è lo straordinario e riconoscibile timbro vocale il vero valore aggiunto di Dave Gahan, quello che gli ha permesso di essere una star e di dare alla musica dei Depeche Mode quel "qualcosa in più". L'accostamento tra i gelidi suoni elettronici, industrial e post-industrial dei DM era inoltre perfetto per la voce calda e baritonale di Dave. Ma a lui la dimensione puramente elettronica negli anni è diventata stretta e s'è adoperato per spingere la band verso sonorità rock/blues più classiche (vedi ad esempio Songs of Faith and Devotion) fino a intraprendere una carriera solista (già nel 2003 col deludente Paper Monsters) che prendeva le distanze dalle sonorità tipiche dei Depeche. Scelta peraltro giusta e condivisibile, la carriera solista di un artista è bene che sia diversa e personale, non una brutta copia del percorso musicale principale.
L'avventura coi Soulsavers (ovvero Rich Machin e Ian Glover), iniziata nel 2012 con The Light the Dead See giunge con Angels & Ghosts al secondo episodio. Angels & Ghosts si sviluppa sulla falsariga del lavoro precedente dando però maggiore rilevanza al ruolo di David Gahan fino a sembrare un suo album solista coadiuvato dai Soulsavers. Le sonorità acustiche o elettriche (non elettroniche, chiaro) caratterizzano questo lavoro e mettono al centro la voce di Dave. Voce che però fuori dal contesto abituale è bella e piacevole ma non fa la differenza, non graffia, rimane sostanzialmente tiepida nel dare emozioni (scordatevi la straordinaria performance di Condemnation). C'è molta normalità in Angels & Ghosts, molta professionalità ma pochissimo talento compositivo (spiace per Dave ma il genio è in tutto e per tutto Martin Gore), le canzoni sono frutto di mestiere ed esperienza, non sono brutte ma incolori. Le ballate sono in genere i momenti migliori di questo lavoro, intime e ben arrangiate, sono piacevoli oasi di tranquillità.
L'esperienza di Dave Gahan fuori dai Depeche Mode, che sia con o senza i Soulsavers cambia poco, è un legittimo e un po' deludente passatempo che nulla aggiunge alla sua storia musicale.