Il secondo album di Torres, Sprinter, segue a 2 anni di distanza l'omonimo debutto, che godette di buoni riscontri. Anticipato da Strange Hellos, riuscitissimo singolo, Sprinter deve tenere testa ad aspettative notevoli. In bilico tra gli anni 90 e la contemporaneità, tra Hole, Alanis Morrissette e PJ Harvey, Torres cerca una sua strada in questo sentiero di cantautorato rock al femminile, assai battuto e non di facile interpretazione.
Torres ha un buon talento compositivo e canta con personalità, però da questo a dire che Sprinter sia un grande album ne passa. L'anima rock pervade l'album solo a tratti, da questo punto di vista Strange Hellos è un po' un abbaglio. Torres a tratti sembra inseguire il raffinato indie-pop di St. Vincent per poi, in un momento di chiara follia musicale, lanciarsi in quasi 8 minuti di canto a cappella (The Exchange, io vi ho avvisati), che se per caso stai ascoltando in l'album in shuffle ti addormenti ben prima della fine della canzone. Non ho idea di cosa canti Torres in The Exchange (e nemmeno mi interessa perché parliamo di canzoni, musica, non psicanalisi), so solo che un canzone del genere è capace di zavorrare un intero album senza alcun senso compiuto. Stravaganza fine a sé stessa pur di dimostrare di avere una forte personalità?
Lasciando da parte questa canzone va detto che il livello medio dei brani di Sprinter è buono e che l'album è molto più tranquillo e riflessivo di quanto ci si poteva attendere. Una prova onesta, nulla di più.