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Lykke Li - I Never Learn, addio desolato mondo indie [2/5]

By martchelo on venerdì, maggio 09, 2014

I Never Learn è il terzo album di Lykke Li e segue a distanza di 3 anni un album eccellente come Wounded Rhymes, a cui non è affatto facile dare un seguito adeguato. E infatti nonostante la produzione sia affidata nuovamente Björn Yttling (dei Peter Bjorn and John) che non delude le attese, attestandosi sempre su livelli di eccellenza nella scelta dei suoni e donando la consueta eleganza all'insieme, le difficoltà complessive non mancano.

La confezione è curata sia da un punto di vista musicale che di immagine, la figura in bianco e nero, rarefatta e misteriosa, di Lykke Li è utilizzata chirurgicamente puntando a rafforzare la percezione di un'artista elitaria e inafferrabile.
Tale sforzo comunicativo si scontra però con l'aspetto strettamente musicale, che ci manda messaggi in parte discordanti. I Never Learn è al contempo un album intimista e proiettato verso il grande pubblico e un auspicabile largo consenso. Provocando un po' di scontento in noialtri che amiamo le strade musicali più personali e "pure". Le dolenti ballate di Lykke Li sono tutte o quasi a tema amoroso, ma per quanto siano personali sembrano pronte per essere cantate in uno stadio. Questa parziale contraddizione si evidenzia anche nello svolgimento della maggior parte dei brani: se l'incipit è spesso molto bello e molto "Lykke Li", evidenziandone la voce personale ed espressiva, quasi sempre il ritornello vira su scelte stilistiche banalotte, non all'altezza del talento della ragazza e delle relative potenzialità. La sensazione complessiva è che I Never Learn sia un tentativo di avvicinarsi alle superstar del pop (Christina Aguilera, Shakira e compagnia cantante) abbandonando le desolate lande del mondo indie nordico. Peccato.


 
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