Anticipato dall'immancabile "hype" che precede ogni "next big think" (e coi luoghi comuni sono a posto) sbarca in Italia Tom Odell, 20enne nuovo prodigio inglese, all'esordio con l'album Long Way Down. Se da noi l'album è in vendita dal 20 ottobre all'estero nel frattempo di cose ne sono già accadute parecchie, tra record di vendite, esaltazioni e crudeli stroncature. Ma mettiamo da parte tutto ciò per concentrarci sulla musica di Tom.
Una voce versatile e interessante anche se non sempre riconoscibile, Tom Odell è in partenza un pianista e questo si riflette sul suo stile compositivo, classico e rassicurante, ricco di rimandi alla scena british, Coldplay in testa. Diversamente da molti altri gruppi puramente citazionisti Tom però cerca una strada personale non disdegnando anche il rock di stampo americano, con incursioni blues e soul e divagazioni che a tratti ricordano qualcosa degli Arcade Fire. Le canzoni sono sufficientemente varie e complessivamente piacevoli: Tom Odell sa scrivere, ha un bel talento melodico. Long Way Down è un lavoro molto maturo per un ragazzo così giovane, a tratti forse fin troppo consapevole ed elaborato. Io penso che a 20 anni sia presto affrontare una carriera solista in balìa delle brame dei produttori (e nell'album questo influsso con in mente le classifiche si fa sentire): per la sua crescita professionale penso che far parte di una band e accettare qualche compromesso in meno sarebbe salvifico. La profondità di Long Way Down è buona, manca forse qualcosa per emergere nell'infinita offerta musicale odierna, così come un orientamento musicale più netto ma è un album che si fa ascoltare con piacere.
Per valutarne lo spessore non c'è niente di meglio che un ascolto dal vivo, il 19 Novembre Tom Odell suonerà al Factory di Milano.