Io questo post probabilmente non l'avrei scritto se non avessi letto l'ennesima recensione insulsa sul povero Rolling Stone, magazine piacevole, a tratti anche bello ma sostanzialmente inutile: le recensioni sono perlopiù banali, nostalgiche, votate a un generico e vuoto buonismo. 3 stelle non si negano a nessuno e anche averne 4 non è difficile. Ne guadagna così 3,5 la recensione di Vanishing Point, ultimo nonché nono lavoro degli onesti Mudhoney, band che il recensore del suddetto Rolling Stone trova più creativa di Nirvana e Pearl Jam (!!??). Non entriamo nel merito di questa diatriba, non è il caso.
I Mudhoney, guidati da 25 anni da Mark Arm (tanta grinta ma voce mediocre), suonano un post-punk sentito e risentito, partendo dagli Stooges e passando dai Ramones.
Vanishing Point non è brutto se lo prendiamo in astratto ma è sostanzialmente inutile se ci ricordiamo di essere nel 2013. Ci sono album che suonano classici e altri che suonano vecchi: nel caso di Vanishing Point rientriamo purtroppo in questa seconda casistica.
I Mudhoney continueranno a piacere ai fan di vecchia data e si faranno apprezzare dai nostalgici dei bei tempi andati. Ma da chi dalla musica si aspetta sempre un passo (anche piccolo) in avanti, non può accontentarsi di un album così.