In rete sui Vaccines tutti, ma proprio tutti, scrivono la stessa cosa. Ovvero che i quattro londinesi al debutto (Justin Young, Árni Hjörvar, Freddie Cowan e Pete Robertson), acclamati da NME e soci come la (ennesima) next big thing non sono poi malaccio nonostante a tutti venga sempre un'irresistibile voglia di stroncare queste band acclamate ben prima di aver dimostrato alcunché. Sarà vero?
I Vaccines debuttano con questo What Did You Expect From The Vaccines? (titolo irritante, il solito pseudo-umorismo british) e non fanno altro che ripercorrere terreni in gran parte già esplorati da molte altre band del momento. Diciamo che suonano un indie-garage-pop-rock-finto-punk (Glasvegas? White Lies?) che ha come particolarità l'inserimento di elementi surf-vintage che rimandano un po' ai Beach Boys. Siccome io non amo i cloni né i Beach Boys né il clamore ingiustificato non trovo elementi che mi spingano a parlare bene di questo album. Sarà anche gradevole, ben arrangiato e confezionato con grande professionalità, ma nulla di quello che ho ascoltato mi ha davvero impressionato: non la scrittura, non la voce, non il sound. Innocuo, carino, mediatico, banale, normale, alla moda: ognuno scelga in suo aggettivo e abbassi le pretese, magari rimarrà meno deluso di me. All in White è tra le poche canzoni degne di nota.