Trent Reznor è un fottuto genio. Se Manta Ray fosse un film americano doppiato alla bell'e meglio scriverei proprio così. Ma visto che di americano qui c'è solo la musica vedo di lasciar da parte queste espressioni e di andare al dunque: The Downward Spiral è l'indiscusso e indiscutibile capolavoro dei Nine Inch Nails.
The Downward Spiral esce a cinque anni di distanza dall'album d'esordio dei Nine Inch Nails, Pretty Hate Machine, e a un paio dall'EP Broken. Il tempo ha lavorato e gli abbozzi sonori e la ricerca di identità che emergevano in Pretty Hate Machine diventanto realtà mature e compiute ma anche profondamente diverse. Il risultato è un suono straordinario, complesso, fortemente elettronico ma capace di muoversi all'interno dell'universo musicale senza limiti o pre-concetti. Ascoltiamo così Trent Reznor suonare il piano (così può dare un senso pratico alla sua formazione classica), passiamo attraverso momenti quasi ambient, veniamo inondati da suoni industrial clamorosamente belli per poi essere travolti da una furia metal di rara intensità. The Downward Spiral è un viaggio musicale straordinario ma non facile, bisogna essere attrezzati per sopportarne l'atmosfera cupa e violenta, i repentini cambi di tono, la voce sofferta e furibonda di Trent Reznor, il senso di disagio quasi malato che a tratti i Nine Inch Nails esprimono. Ma è un viaggio che vale la pena fare. Come ascolto suggerisco il primo brano, l'inizio del viaggio, Mr Self Destruct.