Mi è capitato, tra un click e l'altro, di leggere un articolo che propone un parallelismo tra i Beach House e i Low. Entrambi i gruppi sono in qualche modo custodi di uno stile che hanno significativamente contribuito a codificare e che non mancano di perpetuare con grande coerenza nel tempo. Oppure, volendo dare una lettura meno benevola, fanno album tutti uguali introducendo di volta in volta minime variazioni.
Dei Low ho già scritto recensendo lo splendido Ones and Sixes capace di coniugare tradizione e innovazione con mirabile equilibrio.
I Beach House in qualche modo si prefiggono lo stesso obiettivo unendolo a un inedito effetto sorpresa perché Thank Your Lucky Stars, il loro sesto album, esce a pochi mesi di distanza da Depression Cherry. Come da previsioni Thank Your Lucky Stars si muove su territori noti, non sposta nulla del mondo dei Beach House offrendo un dream-pop elegante e malinconico sublimato dalla voce intensa ed eterea di Victoria Legrand. La magia dei Beach House è nell'equilibrio dei suoni, nella lentezza evocativa che culla l'ascoltatore in uno stato di semi-coscienza. I Beach House vanno ascoltati quando si ha lo stato d'animo giusto per entrare in una dimensione parallela fatta di lentezza e sospensione (altrimenti astenersi senza esitazione). I dubbi che personalmente ho sul mondo sonoro che il duo dipinge riguarda la latitanza di qualche ispirazione davvero folgorante, tutto è gradevole e interpretato con grande coerenza ma secondo me la scrittura manca di qualcosa che renda queste canzoni qualcosa di più di ottimo artigianato.