L'affascinante e altalenante carriera di Peter Murphy, voce e leader degli iconici Bauhaus giunge con Lion al suo decimo capitolo, quattro anni dopo lo splendido Ninth, un vero gioiello di gothic-rock.
Lo stile di Murphy, che negli anni bui a seguito dello scioglimento dei Bauhaus si fece meno definito e personale, è ora più che mai straordinario per statura e personalità.
Addirittura la voce, per solito una qualità che non migliora con gli anni, è ad ogni disco più dirompente e centrata. E posso assicurare che non si tratta di magie elettroniche da studio di registrazione: ho visto Peter cantare dal vivo nel tour celebrativo dei 35 anni dei Bauhaus (tra l'altro esiste un'edizione limitata di Lion che contiene un secondo cd live tratto da questi concerti) e sono rimasto sbalordito dalla sua performance, veramente straordinaria.
Lion spinge forte sul pedale del gothic-rock, con un'energia a dir poco invidiabile. C'è grande continuità con Ninth, la grandiosa e decadente enfasi dei brani è qui addirittura ancor più accentuata anche se Lion dà più spazio all'elettronica, ibridando maggiormente le sonorità. Gli album di Peter Murphy sono in qualche modo fuori dal tempo, sempre (o mai, a seconda dei gusti) attuali. Le 11 canzoni contenute in Lion fotografano un'artista ancora ispirato e ricco di idee, alla ricerca di strade in qualche misura nuove, meno dirette e facili rispetto a Ninth ma sempre di grande qualità.