Che Trent Reznor non sia più da un pezzo il Mr Self Destruct dei lontani tempi di The Downward Spiral è noto. La furia creativa è un ricordo dei tempi e grazie al cielo Trent non cerca di fare il verso a se stesso in Hesitation Marks, l'ottavo album in ventiquattro anni per i Nine Inch Nails, la tanto poco prolifica quanto rivoluzionaria creatura di Trent Reznor. La rivoluzione appartiene al passato, agli inizi dei NIN, come è normale che sia per qualsiasi realtà musicale. Il tempo stempera i bollenti spiriti e lascia spazio a dimensioni diverse.
La maniacale cura per i suoni in realtà non è una nuova dimensione per i Nine Inch Nails quanto il vero marchio di fabbrica: se disgraziatamente foste degli audiofili non potete non godere all'ascolto di un album qualsiasi dei NIN tale è la cura, la qualità e la profondità dei suoni.
La produzione di Hesitation Marks è quindi impeccabile, a tratti straordinaria per gusto e accostamenti. Il percorso musicale lascia da parte gli aspetti più heavy della produzione di Trent Reznor per virare verso un approccio più meditabondo, quasi ambient a tratti e poco industrial data la sostanziale morbidezza dei suoni. L'atmosfera è ovviamente dark e le canzoni paiono più canovacci, stati d'animo sonorizzati che vere e proprie melodie. Se vogliamo l'assenza di canzoni "forti" nel senso classico del termine è il punto debole di Hesitation Marks ma ne rappresenta anche l'essenza: un viaggio nello straordinario e immaginifico mondo sonoro di Trent Reznor. Niente di incredibile ma pur sempre piacevole.