Blunderbuss non è un disco dei White Stripes ma neanche dei Raconteurs o dei Dead Weather. Blunderbuss è il primo disco solista di Jack White e ricorda molte delle cose che ha fatto in questi anni pur essendo diverso da tutte. I fan di vecchia data (come me ad esempio) è bene che non cerchino di ritrovare in questo album le emozioni di ciò che fu bensì che cerchino di cogliere nuovi aspetti della personalità musicale di Jack, in costante movimento.
In rete potete trovare centinaia di recensioni di Blunderbuss, molte delle quali centrate (al solito l'ottimo OndaRock), prolisse (Pitchfork as usual) ma anche raramente incompetenti (SentireAscoltare per credere, il parallelo tra Jack White e Lenny Kravitz....omioddio!!). Avrete quindi probabilmente già letto che questo è un album prevalentemente acustico nei suoni, la celebre chitarra distorta di Jack appare a tratti e sempre in maniera educata, quasi non volesse disturbare il contrabbasso (oh yes, niente basso elettrico) o il piano. Non che sia un disco da ascoltare con le pattìne, l'energia non manca e nemmeno quell'imperfezione capace di scaldare il cuore, ma è anche un album parzialmente rarefatto rispetto al consueto sound grondante rock di tutte le precedenti incarnazioni musicali del nostro.
Le radici blues di Jack White sono il vero comune denominatore di Blunderbuss, un album antico nei suoni e nell'attitudine alla musica, a tratti un'esigenza artistica a tratti un esercizio di stile in omaggio a epoche e suoni del passato come pochi, pochissimi sono in grado di fare ai giorni nostri. Questa musica è fuori dal tempo, astratta dalle mode attuali, lontanissima da qualsiasi speculazione commerciale (anche se Jack è un maestro di marketing musicale).
Blunderbuss in qualche modo mi ricorda Get Behind Me Satan, l'album più acustico dei White Stripes e anch'esso contenente un solo pezzo (Sixteen Saltines ora, Blue Orchid allora) veramente tirato, nello stile che ha reso celebri i White Stripes, in mezzo a brani più morbidi e intimisti. In questo caso poi la distanza rispetto alle altre canzoni è anche maggiore perchè Jack White, forse proprio per essere il più diverso possibile da se' stesso, si circonda di band numerose, ricche nella strumentazione pur se misurate e asciutte nell'interpretazione, ma comunque distanti assai dal minimalismo sonoro che caratterizzò gli Stripes. La voce di Jack White emerge anche in questo contesto grazie alla sua formidabile espressività anche se è più educata e rispettosa delle note, meno propensa ad osare e sorprendere.
Blunderbuss è un buon album ma non è eccellente, ha tante buone canzoni ma nessuna è eccezionale. Mi sbaglierò ma questo lavoro mi sembra un passaggio intermedio, un una tantum, e non l'inizio di un nuovo progetto, a meno che il nostro abbia definitivamente accantonato il furore rock. Ma non credo: Blunderbuss.
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Blunderbuss is not a White Stripes's album nor Raconteurs' or Dead Weather's. Blunderbuss is the first solo album by Jack White and reminds many of the things he has done in recent years despite being different from all. His long time fans (like me for example) shouldn't not try to find in this album past emotions but shoud be open to discover new aspects of his musical talent. Blunderbuss is mostly acoustic album, Jacks' famous distorted guitar appears few times and always in a low profile way, it seems he did not want to disturb contrabass (oh yes, no electric bass) and piano. Energy is not lacking and even imperfection, capable of warming the heart, but Blunderbuss is partially rarefied and so different with Jack's usual massive rock sound. Blues Jack White is the true common denominator of Blunderbuss, an album ancient in sounds and attitude to music, sometimes an artistic need sometimes a stylish exercise in homage to the past eras and sounds like few, very few are able to do today. This music is timeless, abstract from the current fashions, far away from any trade speculation (even though Jack is a master of music marketing). Blunderbuss somehow reminds me of Get Behind Me Satan, the more acoustic album of the White Stripes and also containing only a single piece (Sixteen Saltines now, Blue Orchid at the times) that really rocks as the White Stripes did, in between songs are soft and intimate. In this case, the distance from the other songs is also increased, because Jack White needs to be as different as possible from himself: surrounded by lot of musicians, rich in instrumentation but measured in the interpretation, really quite apart from the minimalism that characterized the Stripes' sound. Jack White's voice emerges in this context because of its powerful expressiveness even if it is more polite and respectful of the notes, less inclined to be bold and surprising. Blunderbuss is a good album but not excellent, has many good songs but none is outstanding. I may be wrong but this work seems to me an intermediate step, a one-off, and not the beginning of a new project, except that we have finally cornered the rock fury. But I do not think so: Blunderbuss.