Attendevo da anni di poter assistere a un concerto degli Arcade Fire. Ho iniziato a seguirli con entusiasmo quando esordirono col fulminante Funeral e non li ho mai più persi di vista, passando da Neon Bible fino all'ultimo, acclamatissimo Suburbs. L'attesa all'Arena Civica di Milano nell'ambito del Milano Jazzin' Festival è palpabile, l'atmosfera scaldata il giusto dagli australiani Cloud Control prima e dai White Lies dopo.
Puntuali come una band svizzera gli Arcade Fire si presentano con un'introduzione visiva bizzarra che diverte e prepara tutti al meglio. Che arriva puntuale ma a tratti. La scaletta del concerto è infatti diseguale e non ben registrata, c'è una mancanza di ritmo nella sequenza delle canzoni che rende non facile la partecipazione completa del pubblico. Così come uno dei pregi degli Arcade Fire, ovvero la capacità dei musicisti di alternarsi tra vari strumenti, diventa a volte un difetto giacché tra una canzone e l'altra c'è sempre un po' di trambusto dovuto al trasloco da uno strumento ad un altro. Win Butler ha una buona presenza scenica e canta all'altezza delle sue qualità anche se non eccelle nell'interazione col pubblico mentre Régine Chassagne trasmette una grande carica di energia ma è un po' incerta davanti al microfono. Il concerto dura un'ora mezza scarsa, veramente poco se consideriamo la band e il repertorio a disposizione, dal quale abbiamo potuto ascoltare delle esecuzioni travolgenti ma anche delle assenze inspiegabili. Me ne esco con una sensazione di incompiutezza, gli Arcade Fire hanno tutto sotto tutti i punti di vista per essere una grande band live, ma ieri sono stati normali.