Io non amo il R&B e la black music in genere. Inoltre non mi piace il rifarsi pedissequamente a stili musicali di decenni fa per darsi un'aura di classicità, di stile, di atemporalità non appena sfornato il primo disco. Questo andazzo (R&B + stile retrò) riguarda un considerevole numero di cantanti, debuttanti o quasi, e spesso in vetta o comunque ai primi posti delle classifiche di vendita.
Nonostante io non bazzichi questi generi musicali confesso di essere rimasto colpito dal singolo di Adele, cantante inglese al suo secondo album, 21, dopo il debutto chiamato 19 (nome album=nome età, evviva la fantasia). Rolling in the deep è un gran pezzo, grande sound, scrittura semplice ma efficace, arrangiamento bello e furbo: la canzone ha un groove clamoroso, fa breccia al primo ascolto e riesce a durare (certo, adesso che l'abbiamo sentita centinaia di volta tra radio e tv cominciamo a non poterne più, ma non è colpa di Adele). E la voce, la voce è grandissima, intensa, espressiva, insomma perfetta.
I presupposti per ascoltare 21 c'erano tutti. Peccato. Già, peccato perchè l'album è una palla terribile, un noia mortale. Questo odioso meccanismo del pezzo civetta e dell'album bufala è tristemente comune (Duffy per dirne una...) e odioso. Adele ha del potenziale, il singolo lo dimostra ampiamente, ma 21 offre l'immagine di una giovane vecchia, incline a cantare pezzi lenti e d'atmosfera; ed è facile spiegare perchè: con una voce così riesce a far sembrare interessanti anche brani normalissimi e non avrebbe difficoltà a comporne un paio al giorni. Ma fra sembrare interessanti ed esserlo veramente c'è una bella differenza.