La svedese Lykke Li pubblica il suo secondo album, Wounded Rhymes, a 3 anni di distanza da Youth Novels, che ottenne discreti riscontri. Perlomeno così leggo perchè, onestamente, non l'ho ascoltato. Mi approccio quindi a Wounded Rhymes incuriosito da quanto ho letto di buono anche su questo secondo lavoro.
E subito mi sorprendo. Nel leggere le recensioni altrui mi ero fatto un'idea più "alternative" di Lykke Li, me l'aspettavo più oscura e meno accessibile. Non so perché, sarà il nome. Invece Lykke Li è di base una cantante pop, nulla vi è di ostico nel suo fare musica. Ma va anche detto che pop va inteso nella sua accezione più alta, rispetto a quanto si ascolta normalmente per radio lei è una spanna sopra, per qualità e raffinatezza.
Nell'ascoltare l'album non intravvedo qualità straordinarie, né compositive né vocali, ma il caso di Lykke Li è virtuoso perchè il totale dell'album vale di più della somma dei singoli ingredienti. Wounded Rhymes è un album valido, un ascolto facile, capace di alternare momenti intimisti (forse i più convincenti) a brani più veloci, di presa immediata (talvolta anche troppo). Le canzoni sono molto diverse tra di loro e questa è una cosa positiva, denota la capacità di Lykke Li di muoversi su più fronti, senza ripetere a memoria una sola formuletta. Ha un buon talento compositivo la ragazza, è versatile e ha gusto, mi ricorda in alcune sonorità i Bat for Lashes. Gli arrangiamenti in tutto ciò hanno un ruolo centrale, conferiscono all'album un'eleganza invidiabile (sono curati da Björn Yttling dei Peter Bjorn and John).
L'entusiasmo che ho trovato in alcune recensioni è forse eccessivo, Wounded Rhymes è un album che si fa ascoltare ed è ben confezionato, senza essere un capolavoro: Get some ma anche I Know Places.