Arrivare al quinto album è motivo di soddisfazione nel vorticoso usa-e-getta-la-band che caratterizza l'industria musicale. Certo aiuta essere a lato del sistema, smaccatamente indie e slegati dalle logiche dell'apparire. I National sono un gruppo manifesto della musica intimista e alternativa, morbidi e veementi allo stesso tempo. Ma anche alle prese con un bel problema.
Dopo 3 anni di silenzio High Violet deve confrontarsi con un recente passato molto ingombrante: Alligator e Boxer erano 2 album straordinari, coi quali il paragone scatta immediatamente. Paragone al quale i National peraltro non si sottraggono.
High Violet riprende il discorso da dove l'avevamo lasciato, è il naturale seguito di Boxer: il mid-tempo sospeso tra epica e sogno caratterizza come non mai il suono dei National, la voce di Matt Berninger è sempre profonda e vellutata, narra storie invisibili e ammette l'accesso a un mondo esclusivo e ovattato.
Le canzoni di High Violet sono ben scritte, piacevoli e intense. E' presto e difficile per dire se questi brani mostreranno di avere la stessa profondità di quelli di Boxer, ma si può già dire che High Violet è un ottimo album e merita l'ascolto: Bloodbuzz Ohio è un buon inizio.