Ricordo benissimo quel periodo: pieni anni '80, musica elettronica a go-go, timpani inondati di motivetti facili, gruppi e gruppetti di ogni tipo che facevano una canzone, due al massimo e poi tornavano nell'oblio. Beh, nonostante io in realtà amassi e ami tutt'ora la leggerezza elettronica di quei suoni, ero alla ricerca di qualcos'altro, qualcosa di davvero diverso. Però è difficile trovare qualcosa se non si sa bene cosa si sta cercando...
L'ascolto compulsivo di tutto ciò che mi capitava a tiro mi portò ad ascoltare questo gruppo di cui avevo letto benissimo su Rockstar. I Pixies mi folgorarono. Tutto ciò che di manieristico c'era nella musica, anche punk peraltro, dell'epoca, era del tutto ignorato dai quattro Bostoniani. Black Francis, cuore, anima e delirante mente dei folletti cantava come non avevo mai sentito: versi surreali incuranti dell'intonazione, sussurri e grida, melodie stranite, un'esplosione di creatività al di fuori delle regole musicali. Gli altri tre compari assecondavano il leader dando comunque un contributo importante: di buon livello il drumming di David Lovering, Joey Santiago, chitarrista alle prime armi, seppe crearsi subito uno stile riconoscibile e Kim Deal era perfetta nel ruolo di spalla di Black.