Per un'evidente forma di snobismo ho atteso un po' prima di parlare di un artista italiano. Scegliere di chi scrivere è stato però facile, fin banale: Franco Battiato è un eletto, baciato in fronte dal genio dell'ispirazione. Come si può leggere sull'immancabile Wikipedia la sua produzione artistica, non solo musicale, è impressionante. Così come impressionante è la sua totale disattenzione verso il look; ricordo di averlo visto in concerto a Milano presentarsi sul palco con abbigliamento da vecchio zio in disarmo, sembrava che si fosse appena alzato dalla poltrona sulla quale stava leggendo un saggio col plaid sulle gambe. Ma l'energia che sprigionò sul palco fu sorprendente, ribaltò le perplessità estetiche della platea con la capacità di provare e trasmettere emozioni vere. Il suo approccio creativo alla musica ha qualcosa in comune con quanto ho appena scritto. Il Maestro sperimenta in totale libertà, ignora con gioia i meccanisi commerciali, ricerca la melodia per propria gioia e gusto, si evolve e cerca nuove vie a prescindere dagli anni di carriera che ha alle spalle. Battiato è una sorpresa costante: per la personalissima leggerezza e profondità del canto, per la cura degli arrangiamenti, per i surreali, magici e mai banali testi, sempre in bilico tra fisica e meta-fisica, realtà e immaginazione, sesso e castità.